Cosa ci vuole per impedire che la Polizia uccida?

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Abbiamo raggiunto un punto di rottura. L’assassinio di George Floyd - e di Breonna Taylor, di Tony McDade e di altri neri la cui vita è stata spezzata dalla Polizia proprio questo mese - è solo l’ultimo di una serie di tragedie che si perpetuano da secoli. Ma nel contesto della pandemia di COVID-19, quando lo Stato considera apertamente la comunità nera come popolazione in eccesso che deve essere sterminata dal virus, la prepotenza e l’insensatezza dell’omicidio compiuto dall’agente Derek Chauvin hanno oltrepassato il limite. Sostenuta da centinaia di migliaia di persone negli Stati Uniti e non solo, la popolazione di Minneapolis ha fatto capire senza mezzi termini che questa situazione intollerabile deve finire, costi quel che costi.

Dalla rivolta di Ferguson del 2014, una grande attenzione si è concentrata sugli omicidi a sfondo razziale perpetrati negli Stati Uniti dalla Polizia. Riformisti di ogni genere hanno introdotto nuove politiche nella speranza di reprimere la violenza. Tuttavia, secondo il Police Shootings Database (Database delle sparatorie della Polizia), l’anno scorso gli agenti hanno ucciso più persone che nel 2015. Se questi omicidi continueranno o addirittura aumenteranno nonostante la diffusa attenzione dell’opinione pubblica e i tentativi di riforma, saremo tenuti a rivedere la nostra strategia.

Come possiamo porre fine una volta per tutte agli omicidi commessi da poliziotti razzisti?

Più debole è il loro ordine, più potenti cercano di apparire.


Accuse penali e cause civili

È risaputo che le probabilità che singoli ufficiali o dipartimenti subiscano conseguenze reali quando uccidono qualcuno, soprattutto se nero, sono praticamente nulle. È logico che i manifestanti e le famiglie in lutto spesso richiedano accuse penali contro i poliziotti omicidi - l’ordinamento penale americano non offre altri modelli di “giustizia,” e rifiutando di sporgere denuncia le autorità mostrano quanto poco valore attribuiscano alle vite dei neri. Ma sbattere in prigione la gente comune non previene l’attività antisociale - e visto e considerato che la violenza della Polizia è legittimata da leggi speciali e istituzioni potenti, questo deterrente sembra essere ancora meno efficace per gli agenti. Johannes Mehserle, l’ufficiale che nel 2008 uccise Oscar Grant a Oakland, è stato uno dei pochi poliziotti a essere incarcerato; tuttavia l’omicidio del 2018 di Joshua Pawlik e molti altri su tutto il territorio suggeriscono che questo precedente non ha dissuaso gli agenti della Bay Area dall’ammazzare le persone.

Tantomeno i processi sembrano fare la differenza. La famiglia di Justine Damond ha ricevuto un risarcimento di 20 milioni di dollari dopo che la donna era stata uccisa dalla polizia di Minneapolis - un evento assai raro, probabilmente legato alla circostanza insolita di una donna bianca ammazzata da un ufficiale nero. Ma costringere i contribuenti della città - alcuni dei quali sono quotidianamente sottoposti alle violenze delle forze dell’ordine - a sborsare milioni per pagare la loro attività omicida non serve per porre fine agli omicidi compiuti dalla Polizia.

Se così fosse, George Floyd sarebbe ancora vivo.

Comitati cittadini per il controllo e Misure di controllo della Polizia

Minneapolis ha già un Comitato cittadino per il controllo, ma ciò non ha impedito che Chauvin uccidesse George Floyd. Infatti, il Comitato non è riuscito a sanzionare nessuna delle diciotto precedenti denunce presentate contro l’ufficiale. Inoltre, non ha impedito gli omicidi di Justine Damond , Jamar Clark o di qualsiasi altra persona uccisa dagli agenti della città.

Gli stessi commissari di Polizia chiedono ora sorveglianza e controllo, sperando, probabilmente, di prevenire ulteriori rivolte. Ciò dimostra quanto poco in pericolo tali misure mettano il loro potere.

La polizia di St. Louis tiene una discussione costruttiva sui Comitati cittadini per il controllo durante l’incontro del 2015 tenutosi ad Alderman dopo la rivolta di Ferguson.

Bodycam e filmati della Polizia

La maggior parte degli omicidi perpetrati dalle forze dell’ordine negli ultimi anni sono stati eseguiti da agenti che indossavano bodycam. Ciò non ha impedito loro di uccidere - e non ha quasi mai comportato condanne penali. Uno studio indipendente svolto nel 2016 dalla Temple University del 2016 ha concluso che, al contrario, l’utilizzo di bodycam era correlato a un aumento delle sparatorie mortali da parte di poliziotti che minacciavano in modo eccessivo uomini, giovani e neri. Altre ricerche che hanno fortemente caldeggiato i benefici della tecnologia, come lo studio 2017 dell’Università del Nevada di Las Vegas, sono stati parzialmente condotti dai dipartimenti di Polizia che cercano di risparmiare denaro sui reclami.

Sebbene non sembrino ridurre il tasso di omicidi, i filmati delle bodycam mettono in pericolo il resto di noi, poiché forniscono prove del fatto che i pubblici ministeri solidali con la Polizia possano scegliere deliberatamente di trovare dei modi per incolparci quando siamo attaccati dagli agenti.

Non abbiamo bisogno d’informazioni più esaurienti su ciò che i poliziotti stanno facendo. Dobbiamo impedir loro di fare ciò che fanno. Non siamo in cerca di trasparenza o controllo. Siamo in cerca di un mondo senza Polizia.

-“Cameras Everywhere, Safety Nowhere; Why Police Body Cameras Won’t Make Us Safer” (“Telecamere ovunque, sicurezza da nessuna parte; perché le bodycam dei poliziotti non aumentano la nostra sicurezza”)

Nemmeno le riprese dei passanti sono sufficienti. Derek Chauvin sapeva di essere filmato, eppure ha ucciso George Floyd senza pensarci due volte. Gli ufficiali che hanno ammazzato Philando Castile, Eric Garner e parecchie altre persone non sono stati fermati dalle bodycam che avevano addosso. Anche se “il mondo intero ci guarda,” una maggior sorveglianza non ci terrà più al sicuro fino a quando i poliziotti assassini potranno agire impunemente.

Le bodycam non fanno altro che arricchire le società di sorveglianza e fornire ai pubblici ministeri più materiale da utilizzare contro di noi.

Esercitare pressioni sui politici

Dovremmo forse, come suggerisce il sindaco di New York Bill de Blasio, riversare la nostra rabbia sui politici anziché sui poliziotti,?

Ovviamente, i politici sono conniventi nel loro vile sostegno alla Polizia. Ma non sono loro quelli che ci vessano e maltrattano ogni giorno, che invadono la nostra privacy e ci spiano, che si frappongono fisicamente tra noi e le risorse di cui abbiamo bisogno, che ci picchiano, ci sparano e ci uccidono. Infatti, diversamente dai poliziotti con le loro pistole, i loro gas lacrimogeni e i loro carri armati, il potere dei politici è un’illusione che esiste solo per il modo in cui permettiamo loro di prendere delle decisioni per noi. Se non fosse per la Polizia che ne protegge i privilegi e ne fa rispettare gli ordini, i politici non avrebbero alcun valore. Senza l’Esercito, la Sicurezza Nazionale, i servizi segreti e i vigilantes armati che si assicurano che ci pieghiamo al suo volere, Trump non sarebbe altro che un bullo particolarmente odioso. Finché la Polizia disciplinerà tutto ciò che possiamo fare, rivolgere la nostra rabbia verso i politici non farà la differenza.

In un momento di crescente tensione sociale e precarietà, quando le strutture del potere si affidano sempre più alla forza bruta anziché al consenso della popolazione nel suo complesso, i politici di ogni fazione temono soprattutto di perdere la lealtà del braccio armato dello Stato. Se non garantiscono l’impunità agli agenti di Polizia, rischiano di pregiudicare il proprio potere; in un caso estremo, potrebbero anche essere deposti, come abbiamo visto nei colpi di Stato dal Cile all’Egitto. Perché un presidente nero con credenziali di “giustizia sociale” è rimasto a guardare mentre gli assassini di Michael Brown, Freddie Gray, Eric Garner e tanti altri la facevano franca dopo ucciso qualcuno? Forse perché per Barack Obama era più importante proteggere la stabilità del suo regime anziché cercare giustizia per gli omicidi a sfondo razziale. Ciò rende ancora più improbabile che gli appelli ai politici facciano la differenza.

Il voto

Dovremmo registrarci per votare e far sentire la nostra voce alle urne, come insiste nel sostenere la sindaca di Atlanta Keisha Bottoms?

Ancora una volta, ciò che è accaduto a Minneapolis è la dimostrazione del fatto che non è così che funziona. Se una città con un sindaco progressista e un consiglio comunale composto interamente da membri del Partito Democratici e dei Verdi non è in grado d’impedire a poliziotti razzisti fuori controllo di uccidere ancora e ancora e ancora, non c’è motivo di credere che se in quelle elezioni avessimo votato in modo differente le cose sarebbero andate in modo diverso. La violenza razzista della Polizia è all’ordine del giorno nazionale solo perché la resistenza coraggiosa e provocatoria della gente per le strade ha fatto sì che ciò avvenisse. Gli assassinii commessi dai poliziotti non sono mai stati messi sul piatto della bilancia quando si è trattato di votare. La loro violenza è il collante che tiene insieme un sistema che non abbiamo mai scelto. Non saranno nemmeno i voti ad abolirlo. Sarà attraverso l’azione.

Protesta pacifica

Beh, in tal caso, se l’azione diretta è l’unica maniera per contrastare gli omicidi della Polizia, allora di sicuro il modo più efficace per apportare il cambiamento sarà attraverso una rigorosa nonviolenza, come sostiene la nipote di Martin Luther King Jr.

Purtroppo, questa è retorica, non storia. Infatti, il movimento per i diritti civili riscosse successo grazie a una combinazione di azione diretta militante, autodifesa armata, rivolte e disobbedienza civile nonviolenta. L’appello di King come leader dei diritti civili - e l’interesse che i politici odierni hanno nel promuovere la sua eredità escludendo tutto il resto - sorse in gran parte perché offriva un’alternativa alla minaccia di rivolte urbane ingovernabili e alla militanza del Black Power. Condannare tutte le azioni che esulano dal paradigma della nonviolenza divide i movimenti, proteggendo l’ordine dominante e nascondendo la verità su come avviene realmente il cambiamento.

Rivolte

Se non proteste rigorosamente nonviolente, le rivolte possono garantire che i poliziotti smettano di uccidere e siano tenuti a rispondere?

Le rivolte possono riuscire laddove le proteste pacifiche riescono di rado. Aumentano i costi economici e politici della violenza sbirresca per i regimi che la perpetrano. Possono consentire agli emarginati di soddisfare i propri bisogni direttamente attraverso il potenziamento dell’azione di gruppo - la loro necessità di lutto collettivo, di vendetta, persino di beni materiali. Sfatano il mito secondo cui i poliziotti sono invulnerabili e fanno cadere l’illusione del consenso politico. Ampliano gli orizzonti del nostro immaginario collettivo su ciò che possiamo fare insieme e su quanto il mondo potrebbe essere diverso.

Ma le rivolte da sole potrebbero non bastare. Laddove le agitazioni civili hanno costretto le autorità riluttanti a intentare delle cause contro i poliziotti assassini - a Oakland, a Ferguson, a Baltimora e ora a Minneapolis -, spesso non garantiscono condanne, come si evince chiaramente dai casi giudiziari di Ferguson e Baltimora. E anche se riuscissero a scoraggiare ulteriori omicidi da parte di alcune forze di polizia specifiche, il tasso costante di omicidi commessi dagli agenti negli ultimi cinque anni mostra che hanno solo scalfito la superficie del problema. Le fiamme di Ferguson erano sul punto di spegnersi quando la Polizia di St. Louis uccise Isaac Holmes, nonostante la minaccia di ulteriori disordini.

Se per incriminare un singolo ufficiale dobbiamo bruciare interi quartieri, non ci troviamo di fronte a un programma fattibile per responsabilizzare l’industria della giustizia degli Stati Uniti. Il coraggio e la determinazione dei ribelli di Minneapolis e di tutto il Paese rappresentano un passo avanti da cui trarre ispirazione. Ma non dovremmo vederli come un modo per ottenere delle riforme. Dovremmo vederli come un passo verso la rivoluzione.


Allora cosa facciamo?

Se nessuna delle “soluzioni” proposte dai Governi, dai dipartimenti di Polizia e da alcuni attivisti della comunità dovessero bastare, cosa potrebbe fermare una volta per tutte gli omicidi dei poliziotti razzisti? Non è semplice rispondere a questa domanda, ma dobbiamo farcela sul serio.

Partire dal presupposto che le vite di chi non è bianco siano sacrificabili, è fondamentale per tutte le strutture di potere istituzionalizzate del nostro tempo. Risponderemo alla domanda su cosa funzionerà per abolire gli omicidi della polizia in pratica, attraverso un processo di sperimentazione permanente - ma è ovvio che questo richiederà la cancellazione o la trasformazione completa di tutte queste strutture di potere. Partendo dal modello di provocazione collettiva cui abbiamo assistito la scorsa settimana, dobbiamo desumere come può apparire un cambiamento a lungo termine. Ecco alcuni obiettivi a lunga scadenza, qualche punto fermo.

Disarmare e abolire la polizia.

Finché i poliziotti avranno armi e impunità, continueranno a ucciderci. Tutti i nostri sforzi ne hanno solo scalfito i privilegi; è arrivato il momento di andare fino in fondo. Solo quando la polizia stradale non potrà porre fine alla nostra vita nel corso di un controllo di routine, il terrore che così tanti di noi provano ogniqualvolta vediamo lampeggiare delle luci blu inizierà a diminuire. Solo quando nessun gruppo di criminali in uniforme si sentirà in diritto di inchiodare qualcuno a terra e ignorare le sue suppliche, tutti noi saremo liberi dalla minaccia di diventare il prossimo George Floyd.

Non appena i poliziotti saranno disarmati, diventerà chiaro a tutti quanto siano inutili per ciò che pensiamo di averne bisogno. Quando i malati di mente agiscono in modi che per gli altri sono strani, abbiamo bisogno di terapisti e avvocati, non di uomini armati. Quando amanti e vicini litigano, abbiamo bisogno di persone in grado di gestire i conflitti e di gettare acqua sul fuoco, non di violenti sobillatori che impongono un programma patriarcale. Quando i bambini hanno bisogno di qualcuno che blocchi il traffico per poter attraversare la strada, abbiamo bisogno di anziani e vicini amichevoli che li conoscono, non di persone con armi letali che hanno poca esperienza con i bambini. Quando perdiamo o troviamo delle cose, abbiamo bisogno di un centro comunitario dove scambiarle, non di un distretto di polizia. Quando le nostre macchine si rompono sul ciglio della strada, abbiamo bisogno di un gruppo di buoni samaritani, non di un mercenario che cerca di multarci. La maggior parte di ciò che viene fatto dalla Polizia è dannoso e dovrebbe essere immediatamente eliminato per farci sentire tutti più al sicuro; gran parte di ciò che resta potrebbe essere fatto molto meglio da volontari qualificati e disarmati dotati di buona volontà.

In quanto istituzione, la Polizia stessa è violenta e oppressiva fino al midollo. Le migliaia di omicidi perpetrati dai singoli ufficiali non sono altro che la punta dell’iceberg. Come possiamo misurare l’ansia quotidiana, il terrore acuto, le piccole umiliazioni, l’impatto dei familiari rapiti e ricattati provati da così tante persone ogni volta che devono confrontarsi con un’arroganza esasperante che sogghigna da dietro un distintivo? Dalla loro nascita come pattuglie di schiavi ai droni spia altamente tecnologici di oggi e agli algoritmi di sorveglianza predittiva, i poliziotti non sono mai stati concepiti per proteggerci.

Non è una questione di mele marce. L’intero cestino è rovinato.

Non si può salvare nulla dell’istuzione della Polizia.

Promuovere l’autodifesa collettiva.

“Chi ci tiene al sicuro? Noi ci teniamo al sicuro!” non è solo uno slogan - è una necessità. Non possiamo contare su una sicurezza che non sia basata sulla fiducia reciproca e sulle nostre relazioni. Per essere certi di essere al sicuro, dobbiamo essere in grado di definire da soli quali sono i rischi che affrontiamo e come fare per affrontarli insieme.

I detrattori sostengono che è ingenuo parlare di disarmo e abolizione della Polizia, menzionando le aggressioni e il caos che presumibilmente scateneremmo gli uni contro gli altri senza che la violenza della sottile linea blu ci tenga sotto controllo. Ma ciò che è veramente ingenuo è continuare a credere che un’istituzione responsabile delle uccisioni di un migliaio di persone ogni anno ci stia in qualche modo proteggendo.

L’autodifesa collettiva non sarà facile, ma è la nostra unica speranza. Significherà organizzarci per prevenire la violenza dell’estrema destra - di coloro che sono stati incoraggiati da Trump a sparare ai saccheggiatori e dai governi statali a investire i manifestanti. Significherà assumersi la responsabilità di sviluppare nuove competenze nella risoluzione dei conflitti e nuove strutture per una risposta rapida in tempi di crisi. Il fatto che le gang di Minneapolis stiano pensando a una tregua per unirsi e proteggere i dimostranti dalla violenza di estrema destra è incoraggiante. Avremo bisogno di tutto il nostro coraggio e di tutta la nostra creatività per sviluppare nuovi approcci che ci valorizzino e proteggano tutti, anziché sacrificare milioni di noi per essere messi al gabbio o essere uccisi per garantire la sicurezza e la proprietà di alcuni.

Condividi liberamente le risorse attraverso il mutuo soccorso.

Vuoi impedire il saccheggio? Assicurati che tutti abbiano un alloggio, cibo e risorse sufficienti per vivere una vita dignitosa. Se ciò non accade, chi può biasimarli perché riversano la rabbia contro chi si frappone tra loro e ciò di cui hanno bisogno?

A Minneapolis, le comunità locali stanno creando depositi di approvvigionamento in cui le risorse ridistribuite durante i disordini possano essere liberamente condivise, sia per sostenere le proteste sia per consentire la sopravvivenza altrui. La crisi scatenata dal COVID-19 ha reso popolari le reti di mutuo soccorso; le rivolte le stanno portando al livello successivo. La Polizia esiste per garantire che le risorse siano distribuite non in base alle necessità, ma in base a un sistema arcaico di diritti di proprietà a beneficio di coloro che le accumulano per se stessi anziché condividerle. I manifestanti hanno ribaltato la frittata. Contrariamente ai detrattori che vedono i saccheggiatori di un Target come “i distruttori della loro stessa comunità,” è più esatto affermare che questi hanno trasformato un’istituzione che esisteva per sottrarre profitti dal quartiere in favore d’investitori esterni in un progetto che, in realtà, soddisfa i loro bisogni materiali immediati. Distruggere le barriere che separano le nostre comunità da ciò di cui abbiamo bisogno è uno degli elementi cruciali per trasformare la nostra comunità. L’abolizione della Polizia è un passo in avanti verso questo obiettivo, mentre mettiamo la parola fine agli assassinii da questa perpetrati.

Delegittimare e privare di potere tutte le istituzioni che giustificano gli omicidi della Polizia.

Uno dei motivi per cui spesso gli sbirri la fanno franca dopo aver commesso un omicidio è che la Corte Suprema interpreta le Leggi per garantire loro un’“immunità qualificata” nel caso in cui uccidano qualcuno - fatto che è accaduto in oltre la metà dei casi che hanno raggiunto le corti d’appello negli ultimi cinque anni. Perché uno stupratore non pentito e i suoi compari dovrebbero essere nella posizione di autorizzare i poliziotti a ucciderci ogni volta che lo ritengono opportuno? Del resto, perché dovrebbero essere in grado di determinare se possiamo abortire, o come possiamo organizzare i sindacati, o i limiti della sovranità indigena o qualcos’altro?

Il fatto che gli omicidi perpetrati dagli agenti continuino a essere commessi è solo uno dei rischi che corriamo cedendo il nostro potere a nove figuri di nero vestiti. Per garantirci la libertà, dobbiamo riappropiarci della nostra autoderteminazione strappandola dalle grinfie dei tribunali.

Più riusciamo a delegittimare l’autorità delle Corti Supreme per modellare le nostre vite e più potenti e creative possono essere le nostre alternative, meno dovremo temere dai Trump e dai Kavanaugh di tutto il mondo. Costruiamo una società che consenta a tutti d’impegnarsi in un’autodeterminazione autentica - in cui nessun uomo possa decidere cosa noi tutti possiamo fare con i nostri corpi - in cui nessuno Stato possa toglierci il potere di dar forma al nostro futuro.”*

Giacché ci siamo, che dire di quei politici? Se l’elezione di nuovi funzionari non può impedire che i poliziotti ci uccidano, a cosa servono? Se vogliamo davvero far sì che il nostro futuro sia al sicuro dal potere arbitrario delle autorità, non possiamo fare le cose a metà. Mentre ci organizziamo nei nostri quartieri per condividere e distribuire risorse, gettiamo le basi per una nuova forma popolare di organizzazione politica che possa esercitare il potere direttamente senza bisogno di rappresentanti. Traendo ispirazione dal sistema dei Consigli nei territori curdi del Rojava, dalle assemblee del movimento anarchico greco, dagli scioperi studenteschi a Montréal e da molti altri esempi, possiamo costruire un nuovo mondo dal basso verso l’alto, senza che i politici ai vertici possano darci degli ordini.

Porre fine agli omicidi della Polizia una volta per tutte

Quindi cosa ci vuole per porre fine una volta per tutte agli omicidi perpetrati dalla Polizia? Niente di meno che la rivoluzione.

Ma quella rivoluzione non è un’utopia lontana, o un singolo sussulto durante il quale abbiamo preso d’assalto il Palazzo d’Inverno. È un continuo processo in cui si costruiscono relazioni, si condividono risorse, difendiamo noi stessi, ci sbarazziamo delle strutture interconnesse della supremazia bianca e ci organizziamo per soddisfare insieme i nostri bisogni, senza Polizia o politici - e sta già avendo luogo. È arrivato il momento in cui ognuno di noi può scegliere da che parte stare e prendere una posizione. La posta in gioco è alta - la vita che salvi potrebbe essere la tua. Ma come ci è stato mostrato dai coraggiosi manifestanti di Minneapolis e di altre parti del mondo, nemmeno il potere della Polizia è assoluto. Insieme, possiamo vincere la loro violenza e costruire un mondo nuovo.

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